ORTOGRAFIA

AVERSA – L’orto ha i suoi tempi e i suoi volti. Persone che sanno aspettare e sperare, che scavano solchi per accogliere i semi, che scrivono storie e favole nella terra. Una terra spesso strappata alla città, riconquistata. Il più delle volte sono ritorni alle origini. Dall’altra parte del muro la città va veloce, inghiotte bulimica ogni cosa, dimentica i sapori e si omologa alle leggi del tutto e subito. Eppure si può trovare un punto di incontro. Il tempo prezioso della pausa tra il rewind e il fast forward.

Si inaugura mercoledì 4 aprile – alle 19.30 -, presso l’osteria “Vintage e cucina” al civico 3 di via Santa Marta ad Aversa, la mostra fotografica di Salvatore Di Vilio dal titolo: “Ortografia”. Diciotto dittici che ritraggono volti e prodotti della terra, immagini dall’orto sociale del casale di Teverolaccio di Succivo che raccontano il riscatto dei luoghi e delle persone che si riappropriano dei posti, che scelgono di farli rivivere e rifiorire. E nel gioco dell’attesa e della velocità si innesta il tema gastronomico per la serata inaugurale: “Dal fast food al fast good – panini d’autore buoni, puliti e giusti”. La scelta di prodotti di piccoli e coraggiosi artigiani del gusto, verdure di stagione e vini del territorio perché non sempre il pasto veloce è sinonimo di cibo spazzatura, ma può essere declinato in varianti gustose e sane. Le immagini di “Ortografia” rimarranno esposte all’osteria “Vintage e cucina” fino al 20 aprile (info: 345 44 27 756).

“Partendo su di un treno che non arriverà mai- perché si parte sempre scegliendo bene la destinazione- si sceglie un bel niente. Nessun posto. Nessuna stazione d’arrivo”.  (Carmelo Bene)

Ortografia, fotografie di Salvatore Di Vilio

Ortografia: questo è il nome che Salvatore Di Vilio ha deciso di dare alla sua ricerca fotografica legata agli orti sociali di Teverolaccio. Ortografia, corretta scrittura o maniera corretta di scrivere una lingua. La Terra: una immensa pagina sulla quale diciotto agricoltori hanno scritto, grazie all’uso sapiente degli strumenti agricoli, interi versi dedicati alla superficie che noi quotidianamente calpestiamo senza considerazione. Nell’ortografia campestre nessuno è ignorante, tutti diventano Re di quel lembo di Terra nel quale noi tutti non vediamo nulla mentre loro con sapienza ortografica riescono a scrivere intere pagine ricche di nutrimento, di vita. Diciotto agricoltori sono ritratti in un dittico che li vede affiancati da alcuni elementi tipici della vita agreste, in una simpatica, e quanto mai aderente, somiglianza. Eugenio Tinto.